giovedì 14 gennaio 2010

Anche volendo, non riuscirei a chiudere iTunes nel bel mezzo di una canzone.

Dicono che l'amore è cieco.
Ora, lungi da me sfatare un luogo comune. E ancora meno dargli conferma.
Però, in una via di mezzo, posso asserire in tutta tranquillità, o meglio in tutta ansietà, che
l'amore rende ciechi.
Spero con tutto il cuore che non esista già anche questo aforisma, sennò la mia carriera da pensatrice potrebbe essere troncata in così poco tempo da farmi strappare tutti i capelli.
Ma al di là di questo, sono più che certa di avere ragione. Finta modestia a parte, ovviamente.
Ad ogni modo. Ho perso il filo.
Ah, ecco. Quindi, ammesso e concesso che per amore si possa intendere infatuazione o giuramento eterno, c'è ben poco da fare: si perde la bussola, non esiste nient'altro. In altre parole, la vita te la complica anziché semplificarla.
E sentimentalismi a parte, non credo che il gioco valga la candela anche se forse tutto questo velato cinismo si sta nascondendo dietro un dito. E cioè, il fatto che io non mi sia mai innamorata davvero.
Ragion per cui, essendo obiettiva anche se non completamente informata (e preferisco di gran lunga così), me ne sto da sola a scrivere su una pagina bianca mentre altri se ne vanno in giro non vedendomi più. E, va bene: forse tanto imparziale non sono perchè non ho il coltello dalla parte del manico e bla bla bla.
Però mentre cerco di combattere il mio egoistico senso di abbandono mi viene da domandarmi se questi "altri" di problemi nei miei confronti se ne fanno o meno.
E in tal caso li ritroverei, oltre che incapaci di guardare, tanto ma tanto deludenti.

Ahimè, credo di dovermi rassegnare a fissare lo sguardo su un qualche specchio se voglio sperare di essere corrisposta. Che cosa brutta da dirsi.

domenica 29 novembre 2009

Non metterti a ridere che sennò lo faccio anch'io. E poi è merda.

Per una cavolo di volta vorrei sentirmi dire di essere bella. Non in senso lato, non perchè ho un bel faccino. Ma perchè a vedermi ti si riempiono gli occhi di me e non riesci a lasciarmi andare nemmeno volendo.
E per di più, vorrei sentirmelo dire dalla persona giusta. Senza dovermi sentire in colpa ogni singola volta che ti guardo bene in faccia.

martedì 17 novembre 2009

Kitty Cat Shirt

Si sveglia Camille. Il mattino ha l'oro in bocca e New York non si è mossa di un millimetro.
Sarà la mia mente visionaria che decide di vedere solo ciò che vuole, eppure mi sembra che la neve dia più luce alle sue guance; il cuscino se la coccola ancora un altro po' ma la città la brama solo per sé. E non si può evitare di rispondere.
Alzarsi è sempre un trauma, arrivare in bagno un'epopea, guardarsi allo specchio di nuovo uno shock disumano. Ma le donne hanno quella forza interiore, quella voglia di mettersi in gioco, e fortunatamente quel tanto d'intelligenza che basta loro per ricordarsi che al mattino non si è maturi abbastanza per dare giudizi, nemmeno su di sé; la sera purtroppo si è troppo ubriachi per farlo e durante la giornata non c'è mai tempo. La verità è che per un motivo o per un altro nessuno è mai in grado di giudicare però, per uno strano caso del destino, l'essere umano è sempre e comunque propenso a farlo.
Vestendosi, passandosi di tanto in tanto una mano fra i capelli. Camille è stanca anche se ha lasciato le lenzuola poco fa e nemmeno un po' d'acqua gelata riesce a darle una parvenza di decenza.
Rinunciamo allo specchio per stamani. Già: nel suo riflettere, da troppo da pensare.
Si avvolge in una soffice sciarpa di lana, bianca come le nuvole che fanno stranamente brillare questa plumbea metropoli; il cappotto le si avvita perfettamente intorno mentre afferra la borsa e vola fuori sul pianerottolo sbattendosi alle spalle la porta.
Uscendo in strada alza istintivamente gli occhi al cielo: una cappa candida la protegge dallo scrutare del sole mentre docili fiocchi le si intrecciano fra le ciocche mosse del colore del grano. Respira.
Si dirige verso il primo locale aperto, necessitando subito una dose di caffeina: se aspettare e berla oppure farsela direttamente iniettare nelle vene ancora deve decidere; ma anche se il tempo è tiranno ha comunque il diritto ad un cornetto come Dio comanda.
E allora rubiamo una manciata di minuti: nessuno ci farà caso.

martedì 10 novembre 2009

Forks

Sicuramente la vita è fatta di occasioni perse e di istanti memorabili.
E mentre le prime non te le scorderai mai per il rimpianto gracchiante che ti porterai dietro, i secondi per quanto possano essere definiti tali spesso passano in secondo piano.
C'è che te alla fine puoi scegliere se tenere in mano la macchina fotografica oppure stare davanti all'obiettivo.
La domanda è: vuoi fotografarli quei momenti oppure viverteli?
Scegliere. Sì, scegliere tra la memoria intaccata da qualche rimorso che puoi stringere fisicamente tra le dita, ed essere la prova vivente di un tuo personale ricordo. Non puoi vantartene con altri che con te stesso: ne vale la pena? O meglio, il tuo ego potrebbe reggere il colpo?
E mentre domande esistenziali si accavallano giocando a nascondino con i miei poveri neuroni, già stremati dalla curiosità immanente di Cartesio, aspetto invano che qualcosa piovi dal cielo perchè ancora come funziona tutto questo devo ancora capirlo.
Oltretutto ho appena realizzato di aver sprecato dieci ore della mia vita perchè in tutto quel patatrack di concezioni metafisiche, era Spinoza a concepire il mondo come un unica grande matassa.


Visto da fuori però deve fare un gran bell'effetto.

lunedì 5 ottobre 2009

Johnny Be Good

Quando vuoi sfuggire al ripasso di chimica, qualcosa dovrai pure inventarti.
Allora mi aggancio a questo piccolo posticino che il cyberspazio ha voluto riservarmi: tra siti porno e myspace inutili giace questa povera bacheca di idee strampalate.
Mmh.
Mi hai lasciata un po' spiazzata. No non quello che hai detto, ma proprio te.
Ci sono rimasta un po' così, non mi aspettavo di cedere tanto presto nè di ritirare indietro la mano con altrettanta rapidità.
C'è che in fondo in fondo io vorrei davvero poterti scegliere. Non hai idea di quanto vorrei. Ma penso troppo e i pensieri non danno aria alle storie. Anzi le soffocano.
E in questo vortice di relazioni, di brutti sogni, di turbamenti e domande stupide della serie "Ma quanti anni hai?", io salto su ad ogni squillo del telefono.
Ancora non ho capito se ne vali la pena oppure no.
No, aspetta. Ancora devo capire se per me conta di più la tua felicità o la mia coerenza.
Preferirei non scegliere, no affatto.
E poi dimmi perchè ho deciso che sei abbastanza importante da darti il permesso di provocarmi un attacco di panico.

Sono convinta che se fossimo vissuti ad Atlantis, o nella foresta di Sherwood certe domande nemmeno me le sarei poste.
Peccato.

martedì 1 settembre 2009

Oh, Pandora

Che cosa succede quando qualcosa che credevi perfetto inizia ad incrinarsi?
Quando vedi che un piccolo pezzo di cristallo lentamente va sgretolandosi,piano pianto, senza nemmeno darti il tempo di correre ai ripari?
Non ti aspettavi la caduta, non te ne accorgi nemmeno se provi ad ascoltarla.
Eppure sta viaggiando ad una velocità impressionante verso il pavimento, quasi fa paura perchè tempo e spazio si immobilizzano congelati, come sull'attenti nell'attesa della temuta collimazione.
Prima, dopo, adesso.
Tutto si fonde e non resta altro che tanti piccoli pezzi di te, sparpagliati sulle piastrelle fredde del bagno.
Ti metti a quattro zampe e li osservi controluce, ammaliata dalla fragile potenza che ognuno di essi racchiude in sè. Ed è il panico.
Li afferri,attirandoli a te con una rabbia bramosa: scricchiolano nel muoversi l'uno contro l'altro, si schiacciano da soli contro il tuo palmo, lo fanno sanguinare. E te continui, tenti di assimilarli in ogni forma possibile, provi a ridar loro la parvenza sbilenca che ostentavano una volta.
Va al di là delle tue possibilità. Va al di là delle mie, di possibilità.
Adesso quei granelli li scacci lontano, spazzandoli via.
Ci sei te a terra, in pezzi, tremante e dolorosamente inerme.
Senza un rumore, senza un peso. Senza vie d'uscita.
Ci sono io.

sabato 22 agosto 2009

La prossima volta però offrite voi


Riflettendo, tra una pulizia e l'altra. So che non dovrei, se qualcuno apre la porta sono fottuta per almeno due terzi di esistenza. Ma è andata così, la casualità si è messa a mandar foto alla rinfusa. E allora guardiamole ste foto, dato che insisti tanto.

Una, due, dieci, cento, mille.

No, ora mille no, però 157. Centocinquantasette.

E allora il mio cervello è indotto a pensare, io non lo faccio apposta.

Ad ogni modo, ci sono tante tante ma davvero tante (nove e mezzo) vite che mi sono passate davanti agli occhi. La mutevolezza degli eventi mi spaventa. E mi rincuora per lo stato attuale delle cose.

E allora passiamo allegramente dall'amore all'indifferenza, appropinquiamoci verso l'arroganza dato che la timidezza l'abbiamo data in pasto alle bertucce (?).

Probabilmente se ti vedessi adesso ti riderei in faccia. E a te, a te, a te e pure a te. Non c'è nessuna mancanza di rispetto, solo una spensieratezza libera da pesi inutili. Anche un po' di tenerezza, in fondo (in fondo). Lasciandosi alle spalle certe cose ci si rende conto di quanto l'ingenuità possa farsi strada tra i legami che le persone istaurano, o che almeno, alcune, provano a mettere su come delle lego un po' sbilenche. C'è che al mondo ci sono anche il rosso, il giallo, il verde acqua, il nero, il bianco e l'arancione. E magari un povero cristo può non avere un guardaroba monocromatico, e anche che se non parli non sei necessariamente muto. No invece quando ridi fai un casino che agli esami di maturità tutti si girano a guardarti. Se sei fortunato, però, ti fanno i cuori con le mani.

L'infatuazione fa dei pessimi scherzi.

Però dai, alla fine è stato bello. Ti stimo, anche se di biologia non m'importa più. Anche la filosofia, studiandola: ti accorgi che di intelligenza non ce n'era davvero tanta, e ad un papero può mancare il vecchio padrone. Fidanzati tutta la vita, ragazze storiche, pure ippopotami. Graffiti, un microfono da abbassare e il pianto più grosso della mia vita fatto nel tragitto Bergamo - Montecatini.

Di passaggi in macchina meglio non accettarne più, devo cambiare le lenzuola rosa e quel cane portalo dal veterinario se sta male.

Ci siamo divertiti. Si, dai.

Però la prossima volta offrite voi.